L’amministrazione americana e la sovranità europea

Ci sono delle date nella storia che hanno un impatto sui cittadini e sull’opinione pubblica. Per esempio, come non ricordare il marzo 2020, quando quasi in contemporanea il mondo si è fermato a causa di una pandemia che ha ricordato a tutto il mondo la fragilità dell’essere umano specialmente in un modo globalizzato. Il 22 febbraio 2022, quando l’aggressione all’Ukraina da parte della Russia, rompeva un equilibrio di pace mettendo fine ad alcuni principi basilari del diritto internazionale come il rispetto della sovranità di uno Stato con il rischio concreto non solo di estensione del conflitto ma anche il rischio di violazioni delle sovranità nazionali, attraverso azioni militari o sofisticate ingerenze informatiche. O ancora il 7 ottobre 2023 quando i brutali attacchi di Hamas contro il popolo israeliano ha riaperto il mai sopito conflitto Israele-Palestinese, con il suo carico di massacri e tensioni ed il rischio di destabilizzare l’intera regione con conseguenze umane, economiche difficilmente calcolabili.

Il 20 gennaio 2025 potrebbe diventare una data che potrebbe essere ricordata nella storia dei paesi europei. L’ingresso alla Casa Bianca del neo rieletto Presidente Trump rischia infatti di incidere sulla vita di noi europei. Ovviamente non sappiamo se e come i proclami elettorali si tradurranno in azioni e politiche concrete, ma pur ammettendo che più indizi non fanno una prova, ci sono sufficienti motivi per essere preoccupati. Mi limito a segnalare tre minacce concrete alle quali i paesi europei dovranno farsi trovare pronti a dare delle risposte efficaci. Queste minacce sono:

L’introduzione di dazi sui prodotti europei, la de-regolazione globale dall’uso/abuso dell’intelligenza artificiale, dei social e sdoganamento delle cripto-valute ed il disimpegno militare americano dall’Europa.

Il tema dei dazi è quello che potrebbe tentare gli Stati europei ad andare a trattare bilateralmente con l’amministrazione americana. Una trattativa separata dei singoli Stati, permetterebbe di strappare alcune concessioni ma il prezzo da pagare sarebbe comunque elevato sia in termini di importazioni che in aumento dell’influenza americana sulle politiche nazionali nei vari paesi. Gli Stati europei dovrebbero difendere la propria sovranità cercando di preparare una risposta comune alle iniziative americane, cercando di evitare una guerra commerciale, dannosa per tutti, e cercando di instaurare un negoziato per raggiungere un accordo commerciale globale, che può essere raggiunto solo con la capacità degli Stati di trovare obiettivi condivisi da tutti gli Stati.

Nel settore delle tecnologie l’Europa ha un grosso ritardo produttivo ma è stata all’avanguardia nel regolamentare l’utilizzo dell’intelligenza artificiale (IA act) per permettere un uso responsabile a beneficio dei consumatori e per la difesa dei diritti d’autore. Parallelamente sono state adottate misure per regolamentare i servizi Digitali ed il Mercato Digitale, misure tendenti a limitare lo strapotere delle piattaforme digitali, come Amazon, Facebook, TikTok, Google ed altri. A questo si deve aggiungere le probabili pressioni esercitate dal potente consigliere di Trump, Elon Musk per ufficializzare e liberalizzare il mercato del cripto valute (di cui tra l’altro è proprietario di una di queste). Gli Stati Europei hanno tutto l’interesse a regolamentare anche i settori dei servizi e del mercato digitale e del cripto valute, per non farsi trovare impreparati e resistere alle probabili pressioni di deregulation che verosimilmente arriveranno dalla nuova amministrazione americana. Solo con una posizione forte gli Stati europei potranno proteggere i loro cittadini e mantenere la loro sovranità nazionale.

Infine il problema della sicurezza e della protezione del territorio europeo da attacchi esterni. La protezione finora garantita dallo scudo americano all’interno della NATO rischia di venir meno. Gli Stati Uniti, chiedono da tempo un maggiore impegno finanziario nella difesa all’interno della Nato, richieste che hanno trovato solo un orecchio distratto dalla maggior parte dei governi europei. La nuova amministrazione americana rischia di non fare sconti e costringere gli Stati europei ad aumentare le spese per la difesa.

Questo pone tre ordini di problemi, finanziario, produttivo e militare. Le finanze pubbliche di quasi tutti gli Stati non hanno, individualmente, le risorse per sostenere delle spese, che oltretutto solleverebbero forti critiche e resistenze da parte delle opinioni pubbliche. La soluzione potrebbe essere trovata, sul modello messo in campo nel post Covid, nell’ emissione di debito comune europeo per finanziare una maggior presenza europea alla propria difesa militare.

Il secondo problema è di ordine produttivo, se gli Stati europei non vogliono continuare a finanziare le industrie americane di armi, devono accordarsi per indirizzare la produzione verso un numero di modelli di armi ridotto, rinunciando alle pretese eccellenze nazionali. Cosa non facile ma indispensabile per investire nell’industria europea come d’altra parte raccomandato nel rapporto di Enrico Letta.

Per ultimo, l’aspetto militare il semplice coordinamento delle iniziative non è sufficiente, un salto di qualità è necessario, creando delle strutture decisionali in grado di prendere le misure per garantire la sicurezza dei nostri paesi e la sovranità dei nostri Stati.

Se l’Europa raccoglierà in modo positivo le sfide che verranno dagli Stati Uniti la data del 20 gennaio 2025 potrà essere ricordata come quella del salto qualitativo dell’Europa, altrimenti… meglio non pensarci!

Pubblicato dalla Gazzetta di Parma 11/01/2025

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